L'albero della vita

L'albero della vita

di Ettore Panizon

 

Tra i vari alberi piacevoli a vedersi e buoni come fonte di cibo che Dio aveva fatto spuntare nel giardino di Eden, anzi proprio in mezzo al giardino, c’era l’albero della vita (Genesi, 2:9). Il frutto di quest’albero dava la vita eterna. Infatti, quando Adamo ed Eva disobbedirono e mangiarono dall’albero della conoscenza di bene e male, che pure era in mezzo al giardino, Dio li cacciò dal giardino proprio perché non mangiassero anche del frutto dell’albero che dava la vita.

…Dio il SIGNORE disse: «Ecco, l’uomo è diventato come uno di noi, quanto alla conoscenza del bene e del male. Guardiamo che egli non stenda la mano e prenda anche del frutto dell’albero della vita, ne mangi e viva per sempre.
Genesi, 3:22

alberoL’albero della vita avrebbe perpetuato una condizione di impurità che invece non doveva durare. Infatti, la conoscenza del bene e del male, anziché avvicinarci a Dio, come aveva promesso il serpente, ci ha fatto perdere la nostra purezza e ci ha allontanati da Lui. Avendo cominciato a seguire le nostre voglie e le nostre paure, non solo non abbiamo più potuto camminare in obbedienza alla sua parola, ma abbiamo cominciato a fare delle cose in vista di altre, senza avere più la grazia e l’innocenza dei bambini. Abbiamo cominciato a immaginare e a conoscere le nostre immaginazioni (e anche quelle dei nostri simili). Prima di mangiare dell’albero della conoscenza "l’uomo e sua moglie erano entrambi nudi e non ne avevano vergogna" (Genesi, 2:25). Ma dopo che ne ebbero mangiato,…

… si aprirono gli occhi di entrambi e si accorsero che erano nudi; unirono delle foglie di fico e se ne fecero delle cinture.
Genesi, 3:7

La prefigurazione del piacere e del dolore attribuisce dei valori alle cose e alle persone, che diventano così merce di scambio (o strumento di minaccia) e quindi anche ragione di invidia (o di ricatto).

Da dove vengono le guerre e le contese tra di voi? Non derivano forse dai desideri che si agitano nelle vostre membra?
Giacomo, 4:1

Guardando dal nostro limitato punto di vista e proiettando realtà assolute come il bene e il male su ciò che vediamo (e che è sempre necessariamente limitato da un certo orizzonte spazio-temporale), l’uomo ha cominciato a costruire sistemi di valori più o meno stabili, ma sempre relativi e incerti (anche se non per questo immuni da arroganza e fanatismo). Si è cioè fatto delle ragioni per giudicare l’operato del suo prossimo e spesso anche quello di Dio. Fino a odiare e uccidere, persino i propri fratelli (Genesi, 4:6-8). Guerre e violenze generalizzate non si sono fatte attendere, tanto che il Signore ha presto dovuto mandare il diluvio (Genesi, 6:5-7) e ha comunque riservato la presente creazione alla distruzione del fuoco (2Pietro, 3:6-7). Ma Dio non ci ha lasciato senza speranza. Oggi l’uomo può di nuovo desiderare di mangiare il frutto di quell’albero che la nostra disobbedienza ci aveva per così tanto tempo precluso.

Chi ha orecchi ascolti ciò che lo Spirito dice alle chiese. A chi vince io darò da mangiare dell’albero della vita, che è nel paradiso di Dio.
Apocalisse, 2:7

L’albero della vita infatti lo ritroviamo nella nuova Gerusalemme, la città d’oro che scende dal cielo per essere la dimora eterna di tutti i credenti in Cristo. Nella città scorre, limpido come cristallo, il fiume dell’acqua della vita che scaturisce dal trono di Dio e dell’Agnello.

In mezzo alla piazza della città e sulle due rive del fiume stava l’albero della vita. Esso dà dodici raccolti all’anno, porta il suo frutto ogni mese e le foglie dell’albero sono per la guarigione delle nazioni.
Apocalisse, 22:2

Per lo Spirito, Davide aveva già visto questa realtà e ne aveva scritto nei Salmi.

C’è un fiume, i cui ruscelli rallegrano la città di Dio, il luogo santo della dimora dell’Altissimo.
Salmi, 46:4

Questo fiume è chiaramente la parola di Dio, come Davide indica espressamente nel libro dei Salmi.

Beato l’uomo che non cammina secondo il consiglio degli empi, che non si ferma nella via dei peccatori; né si siede in compagnia degli schernitori; ma il cui diletto è nella legge del SIGNORE, e su quella legge medita giorno e notte. Egli sarà come un albero piantato vicino a ruscelli, il quale dà il suo frutto a suo tempo, e il cui fogliame non appassisce; e tutto quello che fa, prospererà.
Salmi, 1:1-3

La stessa similitudine viene presentata anche dal profeta Geremia.

Benedetto l’uomo che confida nel SIGNORE, per cui il SIGNORE è la sua fiducia. Egli è come un albero piantato vicino all’acqua, che distende le sue radici lungo il fiume; non si accorge quando viene la calura e il suo fogliame rimane verde; nell’anno della siccità non è in affanno e non cessa di portare frutto.
Geremia, 17:5

L’albero frutta e non si secca perché non solo è vicino all’acqua della vita, ma anche la cerca con perseveranza e vi attinge con fede (Isaia, 12:3), mentre l’arbusto del deserto non nutre nessuno e non è in grado di riconoscere il vero bene, né di riceverlo quando questo arriva.

Anche il profeta Ezechiele ha visto un ruscello sulle cui rive crescevano degli alberi. Il ruscello usciva dalla casa di Dio, si ingrossava man mano che scendeva a valle e portava vita dovunque arrivava (ma non dove l’acqua stagnava: Ezechiele, 47:11).

Presso il torrente, sulle sue rive, da un lato e dall’altro, crescerà ogni specie di alberi fruttiferi le cui foglie non appassiranno e il cui frutto non verrà mai meno; ogni mese faranno frutti nuovi, perché quelle acque escono dal santuario; quel loro frutto servirà di cibo, e quelle loro foglie di medicamento.
Ezechiele, 47:12

L’albero della vita produce il suo frutto abbondante e permanente perché riceve l’acqua viva dello Spirito di Dio che scorre e non stagna, continua a dare e non si ferma.

Quest’acqua viva che porta vita è quella che Gesù ha promesso a coloro che credono in lui (cfr. anche Giovanni, 4:14 e 6:35).

Nell’ultimo giorno, il giorno più solenne della festa, Gesù stando in piedi esclamò: «Se qualcuno ha sete, venga a me e beva. Chi crede in me, come ha detto la Scrittura, fiumi d’acqua viva sgorgheranno dal suo seno». Disse questo dello Spirito, che dovevano ricevere quelli che avrebbero creduto in lui…
Giovanni, 7:37-39

Come è scritto nel vangelo di Giovanni (Giovanni, 16:8-11), l’opera dello Spirito è di convincere il mondo – cioè gli uomini che si credono buoni e giusti – di peccato (il nostro, perché non crediamo), di giustizia (quella di Gesù, che regna alla destra del Padre) e di giudizio (quello che incombe sullo stesso mondo e sulla sua apparente ed effimera ricchezza). In modo che andiamo a Dio per cercare fede e ci allontaniamo dalle seduzioni del mondo, credendo in Colui che non vediamo ma che regna nei cieli. Tutto ciò implica ricevere timore (riverenza) e correzione, per diventare veri e degni figli di Dio.

Figlio mio, non disprezzare la correzione del Signore, non ti ripugni la sua riprensione; perché il Signore riprende colui che egli ama, come un padre il figlio che gradisce. Beato l'uomo che ha trovato la sapienza, l'uomo che ottiene l'intelligenza! Poiché il guadagno che essa procura è preferibile a quello dell'argento, il profitto che se ne trae vale più dell'oro fino. Essa è più pregevole delle perle, quanto hai di più prezioso non l'equivale. Lunghezza di vita è nella sua destra; ricchezza e gloria nella sua sinistra. Le sue vie sono vie deliziose, e tutti i suoi sentieri sono tranquilli. Essa è un albero di vita per quelli che l'afferrano, e quelli che la possiedono sono beati.
Proverbi, 3:11-18

Prendere la propria croce – come Gesù ci ha insegnato a fare con l’esempio – significa prendere la via che procede nella direzione opposta a quella verso la quale ci porta la conoscenza di ciò che è bene e di ciò che è male. Sulla croce Gesù ha preso su di sé la nostra maledizione e ha lasciato la sua vita nell’infamia e nel dolore. È stato castigato al nostro posto. Ha sofferto per poterci guarire.

… piacque al Signore di stroncarlo con i patimenti. Dopo aver dato la sua vita in sacrificio per il peccato, egli vedrà una discendenza, prolungherà i suoi giorni, e l’opera del Signore prospererà nelle sue mani. Egli vedrà il frutto del suo tormento interiore, e ne sarà saziato; per la sua conoscenza, il mio servo, il giusto, renderà giusti i molti, si caricherà egli stesso delle loro iniquità.
Isaia, 53:10-11

La giustizia di cui ci convince lo Spirito è quella di quest’opera compiuta da Gesù sulla croce, l’opera che manifesta tutta la potenza e tutta la sapienza di Dio.

.. noi predichiamo Cristo crocifisso, che per i Giudei è scandalo, e per gli stranieri pazzia; ma per quelli che sono chiamati, tanto Giudei quanto Greci, predichiamo Cristo, potenza di Dio e sapienza di Dio; poiché la pazzia di Dio è più saggia degli uomini e la debolezza di Dio è più forte degli uomini.
1Corinzi. 1:23-25

Infatti, la sapienza di Dio non è come la nostra sapienza terrena ("naturale, anzi diabolica" Giacomo, 3:15) che viene dalla conoscenza del bene e del male che abbiamo avuto dalla disobbedienza e che porta alla disobbedienza, all’orgoglio e alla guerra. La sapienza che viene dall’alto "è anzitutto pura; poi pacifica, mite, conciliante, piena di misericordia e di buoni frutti, imparziale, senza ipocrisia" (Giacomo, 3:17): deriva dalla correzione e dall’autocontrollo che ci vengono dallo Spirito Santo, lo Spirito per mezzo del quale siamo adottati figli di Dio.

È vero che qualunque correzione sul momento non sembra recare gioia, ma tristezza; in seguito tuttavia produce un frutto di pace e di giustizia in coloro che sono stati addestrati per mezzo di essa.
Ebrei, 12:11

Lo Spirito Santo è un fiume di acqua viva che può scorrere anche in noi, se ci lasciamo correggere dalle poco lusinghiere parole di Gesù. Che ha affermato apertamente: "È lo Spirito che vivifica; la carne non è di alcuna utilità; le parole che vi ho dette sono spirito e vita" (Giovanni, 6:63)

Le parole della bocca di un uomo sono acque profonde; la fonte di saggezza è un ruscello che scorre perenne.
Proverbi, 18:4

La bocca del giusto è una fonte di vita (Proverbi, 10:11), perché la giustizia di Dio scaturisce dalla fede nella sua sapienza e la fede nella sapienza di Dio ci dà la pazienza necessaria per sopportare quello che ci sembra uno svantaggio e l’intelligenza di non essere attratti da quello che appare come un vantaggio, ma non è che un inganno.

Il frutto del giusto è un albero di vita, e il saggio attira a sé le anime.
Proverbi, 11:30

Liberi da quello che Gesù ha chiamato "l’inganno delle ricchezze" (Matteo, 13:22), non parleremo con secondi fini, in vista di qualcosa che pensiamo di poter ottenere con le nostre parole, ma semplicemente per dire la verità al nostro prossimo, nell’amore che Dio ha per tutti gli uomini. Non per lusingare e illudere, ma per fare saper agli altri quanto Dio li ama, anche quando li corregge.

La lingua che calma è un albero di vita, ma la lingua perversa strazia lo spirito.
Proverbi, 15:4

La lingua che calma e guarisce (nel testo originale, la parola ebraica merafah significa l’una e l’altra cosa) è la lingua dei saggi (Proverbi, 12:18). L’uomo si ammala per via delle sue ossessioni, cioè dei desideri della sua immaginazione che non riescono a trovare un riscontro nella realtà. Ma c’è una guarigione che viene dall’acqua della vita e dall’albero della vita che cresce da quest’acqua...

Nel Signore possiamo trovare risposta a tutti i nostri veri bisogni.

La speranza posticipata fa ammalare il cuore, ma il desiderio realizzato è un albero di vita.
Proverbi, 13:12

Il desiderio della sapienza è un desiderio già realizzato, perché è il nostro desiderio che Dio più desidera realizzare (1Re, 3:4-15; Proverbi, 2:6; Matteo, 6:33; Giacomo, 1:5). Questo desiderio realizzato produce il frutto dello Spirito, che è il frutto della giustizia, cioè l’amore.

Dilettati nel Signore ed egli appagherà le richieste del tuo cuore.
Salmi, 37:4

Tutto quello di cui abbiamo bisogno è l’amore di Colui che ci conosce e conosce il nostro vero bene. Quest’amore procede "da un cuore puro, da una buona coscienza e da una fede sincera" (1Timoreo, 1:5). Procede cioè dallo Spirito di Dio che è anche lo Spirito di Gesù. Come scrive Paolo alla chiesa della Galazia:

Il frutto dello Spirito (…) è amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza, bontà, fedeltà, mansuetudine, autocontrollo, contro queste cose non c’è legge. Quelli che sono di Cristo hanno crocifisso la carne con le sue passioni e i suoi desideri. Se viviamo dello Spirito, camminiamo anche guidati dallo Spirito. Non siamo vanagloriosi, provocandoci e invidiandoci gli uni gli altri.
Galati, 5:22-26

Lo stesso apostolo scrive alla Chiesa in Filippi:

La vostra mansuetudine sia nota a tutti gli uomini. Il Signore è vicino.
Filippesi, 4:5

Il Signore è vicino a ciascuno di noi, per vivificarci con la sua vivente presenza. Se ascoltiamo la sua voce, ne saremo costantemente rallegrati. La vicinanza del Signore delizierà i nostri cuori come i ruscelli del fiume della vita rallegrano la città che è la dimora dell’Altissimo.

Tutto sta nell’avvicinarsi anche noi a Dio. Anziché guardare alla realtà che si può vedere e rispecchiarla (o, meglio, bloccarla) con parole che il Signore chiama "pigre" (Matteo, 12:36) perché non esprimono fede, ma procedono anzi dai giudizi della nostra carne, possiamo tenere fisso il nostro sguardo su ciò che non si vede (2Corinzi, 4:18), e pronunciare con la bocca un sacrificio di lode che proceda dal nostro cuore e dia realmente incoraggiamento e guarigione al nostro prossimo.

Per mezzo di Gesù, dunque, offriamo continuamente a Dio un sacrificio di lode: cioè, il frutto di labbra che confessano il suo nome.
Ebrei, 13:15

Lasciamo quindi il nostro vecchio modo di vivere e di parlare e facciamoci guidare da uno spirito di fede (2Corinzi, 4:13), riconoscendo che tutto ciò che non procede da fede è peccato (Romani, 14:23) e che per il nostro peccato Gesù ha dovuto versare il suo sangue e morire sulla croce, gustando tutta l’amarezza del frutto dell’albero della conoscenza del bene e del male e della superbia che questa ha infuso in noi uomini e che ci ha portato a crocifiggerlo. Ma anche esalando il dolce profumo del frutto dell’albero della vita, che viene dallo Spirito di Dio. È lo Spirito Santo che lo ha resuscitato per sempre dandogli la fede e la sapienza di non guardare alla momentanea tragedia, ma all’opera d’amore che aveva da compiere per noi. Per lo stesso Spirito, siamo anche noi eredi con Cristo della stessa gloriosa eredità (Romani, 8:16-17) e riceviamo pazienza per sopportare le sue sofferenze in questa terra e in questo tempo.

Beati quelli che lavano le loro vesti per aver diritto all’albero della vita e per entrare per le porte della città!
Apocalisse, 22:14