Amore coniugale e affari di cuore
di Ettore Panizon
L’apostolo Giovanni, che chiamava se stesso il "discepolo che Gesù amava" (Giovanni, 19:26 e 20:2), afferma con certezza che "Dio è amore" (1 Giovanni, 4:8 e 16). Anche la nostra vita ci insegna che la cosa più importante è l’amore e che senza amore tutto quello che facciamo non ha più alcun senso. Come ci conferma l’apostolo Paolo:
Se parlassi le lingue degli uomini e degli angeli, ma non avessi amore, sarei un rame risonante o uno squillante cembalo. Se avessi il dono di profezia e conoscessi tutti i misteri e tutta la scienza e avessi tutta la fede in modo da spostare i monti, ma non avessi amore, non sarei nulla. Se distribuissi tutti i miei beni per nutrire i poveri, se dessi il mio corpo a essere arso, e non avessi amore, non mi gioverebbe a niente.
1 Corinzi, 13:1-3
Quando amiamo, abbiamo un coraggio, una pazienza, una gentilezza e una intelligenza che vanno oltre la nostra natura. Perché queste sono le qualità dell’amore:
L’amore è paziente, è benevolo; l’amore non invidia; l’amore non si vanta, non si gonfia, non si comporta in modo sconveniente, non cerca il proprio interesse, non s’inasprisce, non addebita il male, non gode dell’ingiustizia, ma gioisce con la verità; soffre ogni cosa, crede ogni cosa, spera ogni cosa, sopporta ogni cosa.
1 Corinzi, 13:4-7
Il comandamento di Dio per coloro che vogliono imparare da lui è che ci amiamo gli uni gli altri di questo amore che "non verrà mai meno" (1 Corinzi, 13:8).
Io vi do un nuovo comandamento: che vi amiate gli uni gli altri. Come io vi ho amati, anche voi amatevi gli uni gli altri.
Giovanni, 13:34
L’ amore che il Signore Gesù ci ha insegnato con l’esempio corona tutti i valori di Dio (dalla fede all’amicizia fraterna, cf. 2 Pietro, 1:5-6) ed è una relazione pura, intima e profonda che lega i credenti in quanto parte di una stessa realtà spirituale, generati da uno stesso seme e accomunati da una stessa speranza (come dice 1 Pietro, 1:21-23). Per questo amore, i primi credenti hanno deciso di mettere tutto in comune per cominciare una nuova vita tutti assieme (Atti, 4:32). Nonostante le divisioni, incomprensioni e ipocrisie che si sono molto presto manifestate nella Chiesa, la speranza e anche l’esperienza di un sentimento comune rimane una realtà viva in tutti i discepoli di Gesù.
Anche nella vita di ognuno, nonostante innumerevoli errori e fallimenti nostri e dei nostri padri, l’amore porta ancora gli esseri umani a desiderare di unirsi in matrimonio: ancora oggi, seppure non senza travaglio e confusione, l’amore ci porta a decidere di mettere tutto in comune, unendo le nostre vite e anche i nostri corpi per raggiungere assieme una certa completezza.
Dio creò l’uomo a sua immagine; lo creò a immagine di Dio; li creò maschio e femmina.
Genesi, 1:27
In ebraico, le parole maschio e femmina si riferiscono a una profonda complementarità tra questi due aspetti della vita. "Maschio" (zakhar) ha la stessa radice della parola "ricordo" (zikhròn), "femmina" (neqvah) significa anche "cavità, incisione, perforazione". Mentre quest’ultimo termine allude alla sensibilità e alla passione, il primo si riferisce all’elemento di coscienza (e di insensibilità) necessario perché ci sia azione, progetto. Nella Bibbia questi due termini vengono usati anche per gli animali (Genesi, 6:19) e si riferiscono infatti anche alla nostra natura biologica, animale. Per l’uomo, però, possono assumere un senso speciale, permettendo un incontro tra due diversi lati dell’umanità. Appunto perché, come è scritto, l’uomo, a differenza degli altri animali, è stato creato a immagine di Dio (anzi, è scritto che l’uomo è creato non solo a immagine di Dio, ma anche "secondo la sua somiglianza", Genesi, 1:26) e tra il maschio e la femmina c’è la possibilità di un’unità di amore che è quella di Dio. Infatti, l’uomo naturale, che è anche un animale, non è però soltanto un animale, ma un’anima che vive in vista dell’uomo spirituale.
Così anche sta scritto: Il primo uomo, Adamo, divenne anima vivente; l’ultimo Adamo è spirito vivificante. Però, ciò che è spirituale non viene prima; ma prima ciò che è naturale; poi viene ciò che è spirituale. Il primo uomo, tratto dalla terra, è terrestre; il secondo uomo è dal cielo.
1 Corinzi, 15:45-46
Dopo aver formato Adamo, da una sua costola (letteralmente, un suo "lato") Dio costruì un aiuto adatto per lui, perché non fosse solo, cioè perché conoscesse l’amore.
Poi Dio il Signore disse: «Non è bene che l’uomo sia solo; io gli farò un aiuto che sia adatto a lui». Dio il Signore, avendo formato dalla terra tutti gli animali dei campi e tutti gli uccelli del cielo, li condusse all’uomo per vedere come li avrebbe chiamati, e perché ogni essere vivente portasse il nome che l’uomo gli avrebbe dato. L’uomo diede dei nomi a tutto il bestiame, agli uccelli del cielo e ad ogni animale dei campi; ma per l’uomo non si trovò un aiuto che fosse adatto a lui. Allora Dio il Signore fece cadere un profondo sonno sull’uomo, che si addormentò; prese una delle costole di lui, e richiuse la carne al posto d’essa. Dio il Signore, con la costola che aveva tolta all’uomo, formò una donna e la condusse all’uomo. L’uomo disse: «Questa, finalmente, è ossa delle mie ossa e carne della mia carne. Ella sarà chiamata donna perché è stata tratta dall’uomo».
Genesi, 2:18-23
Quello che è scritto del primo Adamo è scritto in vista dell’ultimo Adamo, il Cristo. Il profondo sonno di Adamo è un anticipo della morte di Gesù sulla croce. Il testo greco dei Vangeli usa per "costato" la stessa parola (pleura) con cui la Versione dei Settanta traduce la parola ebraica che il testo di Genesi, 2:22 usa per riferirsi alla costola di Adamo (tsela’, che significa genericamente "lato"). Dal costato di Gesù sulla croce escono quell’acqua e quel sangue (come testimonia "il discepolo che Gesù amava" in Giovanni, 19:34 e 1 Giovanni, 5:6) su cui è edificata la sua sposa, la Chiesa (1 Corinzi, 3:9-11, Efesini, 2:21-22). Anche in Genesi, 2:22 il verbo utilizzato nell’originale (banah) significa "edificare, costruire".
Dio il Signore ha edificato la donna per portarla all’uomo perché questi riconoscesse nella donna il suo essere parte di un rapporto d’amore con Dio. L’uomo, maschio e femmina, è stato creato a immagine di Dio e così anche il rapporto che il maschio umano può avere con la femmina umana. Infatti, mentre gli animali si possono solo accoppiare, gli uomini si possono anche sposare. Alcune specie animali sono quasi monogame, ma gli animali non hanno la parola per farsi l’un l’altro una promessa di fedeltà (né potrebbero mantenerla, perché non possono dominare i loro istinti). L’uomo, invece, creato all’immagine di Dio, ha la responsabilità di rimanere fedele alla parola data.
Dei farisei si avvicinarono a lui per metterlo alla prova, dicendo: «è lecito a un marito mandar via la moglie?». Egli rispose loro: «Che cosa vi ha comandato Mosè?» Essi dissero: «Mosè permise di scrivere un atto di ripudio e di mandarla via». Gesù disse loro: «È per la durezza del vostro cuore che Mosè scrisse per voi quella norma; ma al principio della creazione Dio li fece maschio e femmina. Perciò l’uomo lascerà suo padre e sua madre, e i due saranno una sola carne.
Così non sono più due, ma una sola carne. L’uomo, dunque, non separi quel che Dio ha unito».
In casa i discepoli lo interrogarono di nuovo sullo stesso argomento. Egli disse loro: «Chiunque manda via sua moglie e ne sposa un’altra, commette adulterio verso di lei; e se la moglie ripudia suo marito e ne sposa un altro, commette adulterio».
Marco, 10:2-12
Il matrimonio è indissolubile perché costituisce un’unione che non deve essere condizionata, come l’amore di Dio non è condizionato (il Signore dice al suo popolo "Io ti amo di un amore eterno", Geremia, 31:3). L’unica ragione per rompere il matrimonio è il suo opposto: la fornicazione.
… io vi dico: chiunque manda via sua moglie, salvo che per motivo di fornicazione, la fa diventare adultera e chiunque sposa colei che è mandata via commette adulterio.
Matteo, 5:13
Fornicazione è un termine – ormai quasi in disuso – che viene dal greco porneia, una parola che letteralmente significa "prostituzione" e che nella Bibbia indica in generale il rapporto carnale al di fuori del matrimonio.
Mentre nel matrimonio si ristabilisce l’unità dell’uomo, nella fornicazione rientra la divisione, cioè l’interesse e, con l’interesse, anche la solitudine. Il matrimonio è costituito dalla volontaria unione della vita dei coniugi, che si promettono fedeltà fino alla morte. Nella fornicazione, invece, l’unione è condizionata, perché dipende dalle circostanze: dal piacere, dai sentimenti, da un bilancio di costi e benefici.
Le vivande sono per il ventre, e il ventre è per le vivande; ma Dio distruggerà queste e quello. Il corpo però non è per la fornicazione, ma è per il Signore, e il Signore è per il corpo; Non sapete che i vostri corpi sono membra di Cristo? Prenderò dunque le membra di Cristo per farne membra di una prostituta? No di certo! Non sapete che chi si unisce alla prostituta è un corpo solo con lei? «Poiché», Dio dice, «i due diventeranno una sola carne». Ma chi si unisce al Signore è uno spirito solo con lui. Fuggite la fornicazione. Ogni altro peccato che l’uomo commetta, è fuori del corpo; ma il fornicatore pecca contro il proprio corpo. Non sapete che il vostro corpo è il tempio dello Spirito Santo che è in voi e che avete ricevuto da Dio? Quindi non appartenete a voi stessi.
1 Corinzi, 6:13-19
La fornicazione è il peccato contro il corpo, cioè il peccato contro il tempio di Dio. Perché fa entrare l’interesse nell’amore, snaturandolo completamente (il vero amore non cerca il proprio interesse, 1 Corinzi, 13:5). Nella fornicazione, che lo si voglia o meno il rapporto è invece continuamente messo in gioco all’interno del "mercato" del mondo, con le sue richieste e le sue offerte. Perché l’essere naturale interpreta ogni cosa in vista di sé e anche il rapporto di coppia diventa un modo per amministrare il proprio potere. Come nelle società animali, anche tra gli uomini che non credono alla parola di Dio i maschi ricevono rispetto per il numero e la desiderabilità delle femmine che riescono a gestire e le femmine per l’importanza del maschio con cui si accoppiano. Questo non deve accadere tra i credenti. Nel tempio di Dio, gli strumenti siamo noi ed è il Signore che ci deve usare per i suoi santi scopi: nei rapporti tra i credenti non ci devono essere secondi fini, ma soltanto l’amore di Dio.
Vennero a Gerusalemme e Gesù, entrato nel tempio, si mise a scacciare coloro che vendevano e compravano nel tempio; rovesciò le tavole dei cambiavalute e le sedie dei venditori di colombi; e non permetteva a nessuno di portare alcun oggetto [skeuos, "strumento"] attraverso il tempio. E insegnava, dicendo loro: «Non è scritto: "La mia casa sarà chiamata casa di preghiera per tutte le genti"? Ma voi ne avete fatto un covo di ladroni».
Marco, 11:15-17
Il nostro corpo è il tempio del Signore: la casa nella quale il Signore può abitare e stabilire legami di comunione con altri esseri umani, se gli obbediamo e non cerchiamo solo il nostro interesse. La fornicazione lo fa invece diventare un rifugio per chi pensa solo ad arricchire. Una "cosa nostra", che possiamo usare per ottenere quello che vogliamo noi.
Dove c’è il mercato, diventa importante anche l’immagine. Sia nel senso che diventa importante produrre una immagine di sé che attiri l’attenzione, sia nel senso che la nostra attenzione è attirata dalle immagini degli altri. Anche per questo la fornicazione è vicina all’idolatria. In moltissimi passi la Bibbia chiama l’adorazione degli idoli "prostituzione" (per es. Deuteronomio, 31:16, Giudici, 8:33, Geremia, 3:8).
Siccome non vedeste nessuna figura il giorno che il Signore vi parlò in Oreb dal fuoco, badate bene a voi stessi, affinché non vi corrompiate e non vi facciate qualche scultura, la rappresentazione di qualche idolo, la figura di un maschio o di una femmina, …
Deuteronomio, 4:15-16
Ciò di cui riusciamo a farci un’immagine ci sembra anche di possederlo. Da qui, l’attrazione che la nudità (maschile e soprattutto femminile) esercita anche in immagine. Come mostra l’importanza del nudo nell’arte e nella pubblicità, per non parlare della pornografia. In generale, l’uomo naturale tende ad adorare le immagini delle cose che sogna di possedere, dalle quali immagina possa derivare il suo benessere (se non addiritura la sua felicità). Per questo, fornicazione e idolatria sono elencate assieme tra le opere della carne (Galati, 5:19-20). Per questo, anche, Gesù collega l’adulterio all’atto del guardare.
Voi avete udito che fu detto: "Non commettere adulterio". Ma io vi dico che chiunque guarda una donna per desiderarla, ha già commesso adulterio con lei nel suo cuore.
Matteo, 5:27-28
Mentre l’amore di Dio è puro, la fornicazione è sempre in qualche misura interessata e infatti la seduzione di cui si serve è basata sul desiderio della carne, sul desiderio degli occhi e sull’ingannevoli promesse del potere: la natura e gli ingredienti fondamentali del mondo, come la Bibbia chiama la società degli uomini che non vogliono saperne di Dio. Cose che la parola di Dio ci insegna a non amare.
Non amate il mondo, né le cose che sono nel mondo. Se uno ama il mondo, l’amore del Padre non è in lui. Perché tutto ciò che è nel mondo, la concupiscenza della carne, la concupiscenza degli occhi e la superbia della vita, non viene dal Padre, ma dal mondo.
1 Giovanni, 2:15-16
Rispetto ai desideri della nostra carne, il comportamento che la parola ci insegna ad avere è anzi la fuga. Anche Giuseppe, tentato dalla moglie del suo padrone, quando questa lo afferrò per unirsi a lui, non si mise a discutere con lei, ma semplicemente fuggì (Genesi, 39:12). Lo stesso comportamento Paolo consiglia a Timoteo, giovane servo di Dio:
Fuggi le passioni giovanili…
2 Timoteo, 2:22
La passione è per definizione più forte della nostra personale capacità di resistere. Per chi vuole uscire dal mondo e partecipare alla costruzione della Chiesa, c’è per questo il divieto della fornicazione (come dell’idolatria). Così, anche per i Gentili (cioè i non ebrei, ai quali non è richiesto l’adempimento a tutte le pratiche prescritte da Mosè) vale comunque il divieto dell’idolatria e della fornicazione. L’apostolo Giacomo parlando della necessità di non estendere ai gentili gli obblighi della legge mosaica (e in particolare quello della circoncisione) ha detto agli anziani riuniti in concilio a Gerusalemme.
… io ritengo che non si debba turbare gli stranieri che si convertono a Dio; ma che si scriva loro di astenersi dalle cose contaminate nei sacrifici agli idoli e dalla fornicazione ...
Atti, 15:20
Così, questo concilio della prima chiesa decretò la cosa come una linea da seguire anche in seguito (cf. anche Atti, 21:25).
Infatti è parso bene allo Spirito Santo e a noi di non imporvi altro peso all'infuori di queste cose, che sono necessarie: di astenervi dalle carni sacrificate agli idoli, dal sangue, dagli animali soffocati, e dalla fornicazione; da queste cose farete bene a guardarvi.
Atti, 15:28-29
Il divieto della fornicazione viene considerato come un peso perché, se per la coscienza naturale è abbastanza chiaro che non bisogna né uccidere né rubare, non è altrettanto chiaro quale male ci sia nell’unirsi carnalmente con qualcuno che ci piace. L’unione carnale con chi è consenziente appare come qualcosa che dà gioia (o almeno un certo sollievo) e non fa male a nessuno. Ma anche l’idolatria, per la coscienza naturale, può apparire come qualcosa di buono che ha a che fare con la pietà. Ma in entrambi i casi si entra in una via che, come Salomone dice della follia (Proverbi, 9:18), conduce al soggiorno dei morti.
C'è una via che all'uomo sembra diritta, ma finisce con il condurre alla morte.
Proverbi, 16:25
La via stretta dell’amore di Cristo e del matrimonio porta dalla parte opposta: cioè non a prendere la vita (propria e altrui) per usarla in vista del piacere, ma a darla in dono per il bene di tutti.
Nessuno ha amore più grande di quello di dare la sua vita per i suoi amici.
Giovanni, 15:13
Cosa che Gesù ha fatto per noi, proprio perché fossimo liberi di farlo anche noi per gli altri e potessimo avere autorità sulla nostra carne che, per il suo innato egoismo, ci spinge inesorabilmente verso la nostra stessa morte (Romani, 8:6). Gesù ha dato il suo sangue perché fossimo perdonati e purificati. Difatti anche se non l’abbiamo mai visto noi possiamo amare Gesù e questo amore ci dà la forza necessaria per non seguire più il nostro egoismo (1 Pietro, 1:8). Infatti non si può vincere il desiderio della carne se non con un desiderio più forte e più bello, che è il desiderio dello Spirito di Dio.
Io dico: camminate secondo lo Spirito e non adempirete affatto i desideri della carne.
Galati, 5:16
Il desiderio dello Spirito è che ci amiamo gli uni gli altri di un amore intenso
…l'amore che viene da un cuore puro, da una buona coscienza e da una fede sincera.
1 Timoteo, 1:5
La purezza di cuore che garantisce l’autenticità dell’amore di Dio viene dall’obbediente ascolto della parola di Dio.
Come potrà il giovane render pura la sua via?
Badando a essa mediante la tua parola.
Salmi, 119:9
Infatti, la parola di Dio, oltre a cose che ci appaiono evidentemente sbagliate insegna ad evitare anche cose verso le quali la nostra carne è naturalmente più indifesa, come appunto i rapporti di fornicazione: i rapporti pre-matrimoniali (Deuteronomio, 22:21 e 28-29) e tutti quei rapporti che non possono rientrare nel matrimonio, o perché sono di natura omosessuale (Levitico, 18:22) o perché sono di natura incestuosa (anche indiretta: rapporti con la moglie del padre o con il marito della madre, con il cognato o con la cognata - quando la sorella o il fratello sono ancora in vita, con lo zio e con la zia; cf. Levitico, 18:6-20, Levitico, 20:11-14) o perché avvengono nell’adulterio (Deuteronomio, 22:22, Levitico, 20:10) o in un contesto di esplicita prostituzione (Deuteronomio, 23:17). Riguardo alla prostituzione, in particolare, la società l’ha sempre tollerata come un necessario sfogo del desiderio carnale (anche la religione non ha mai cercato veramente di impedirla o di bandirla, la ha anzi spesso organizzata se non addirittura sacralizzata, come avveniva anche nei paesi del Mediterraneo e come avviene tutt’ora in vari culti orientali).
Infatti ciò che brama la carne è inimicizia contro Dio, perché non è sottomesso alla legge di Dio e neppure può esserlo…
Romani, 8:7
Ma se la fornicazione è praticamente inevitabile per l’uomo carnale, l’uomo spirituale può e deve evitarla. Perché l’uomo spirituale ha un altro modello e un altro destino rispetto alla carne, che non erediterà il regno dei cieli (1 Corinzi, 15:50).
La fornicazione e l’idolatria esprimono l’essenza del mondo e del suo modo di fare naturalmente orientato al piacere e all’apparenza. A differenza del mondo, che ammira e imita le qualità e i comportamenti degli animali, la Chiesa ha accettato l’autorità della parola del Figlio dell’uomo (e figlio di Dio), Gesù, per obbedirle con fede. Dio ha onorato la sua parola sopra ogni altra cosa e con la resurrezione di Cristo ci ha mostrato che la sua parola vince anche sulla morte e ha dato un nuovo senso alla nostra vita.
Questa potente efficacia della sua forza egli l’ha mostrata in Cristo, quando lo risuscitò dai morti e lo fece sedere alla propria destra nel cielo, al di sopra di ogni principato, autorità, potenza, signoria e di ogni altro nome che si nomina non solo in questo mondo, ma anche in quello futuro. Ogni cosa egli ha posta sotto i suoi piedi e lo ha dato per capo supremo alla chiesa, che è il corpo di lui, il compimento di colui che porta a compimento ogni cosa in tutti.
Efesini, 1:20-23
La Chiesa è il corpo di Cristo risorto; il suo compimento e la sua sposa. Il matrimonio terreno è una figura di cose celesti che ancora non possiamo conoscere appieno, ma per ora solo come in uno specchio (come si esprime l’apostolo Paolo in 1 Corinzi, 13:12; 2 Corinzi, 3:18).
… siate ricolmi di Spirito, parlandovi con salmi, inni e cantici spirituali, cantando e salmeggiando con il vostro cuore al Signore; ringraziando continuamente per ogni cosa Dio Padre, nel nome del Signore nostro Gesù Cristo; sottomettendovi gli uni agli altri nel timore di Cristo. Mogli, siate sottomesse ai vostri mariti, come al Signore; il marito infatti è capo della moglie, come anche Cristo è capo della chiesa, lui, che è il Salvatore del corpo. Ora come la chiesa è sottomessa a Cristo, così anche le mogli devono essere sottomesse ai loro mariti in ogni cosa. Mariti, amate le vostre mogli, come anche Cristo ha amato la chiesa e ha dato se stesso per lei, per santificarla dopo averla purificata lavandola con l'acqua della parola, per farla comparire davanti a sé, gloriosa, senza macchia, senza ruga o altri simili difetti, ma santa e irreprensibile. Allo stesso modo anche i mariti devono amare le loro mogli, come la loro propria persona. Chi ama sua moglie ama se stesso. Infatti nessuno odia la propria persona, anzi la nutre e la cura teneramente, come anche Cristo fa per la chiesa, poiché siamo membra del suo corpo. Perciò l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due diverranno una carne sola. Questo mistero è grande; dico questo riguardo a Cristo e alla chiesa. Ma d’altronde, anche fra di voi, ciascuno individualmente ami sua moglie, come ama se stesso; e altresì la moglie rispetti il marito.
Efesini, 5:18--33
Nel matrimonio possiamo vivere individualmente il mistero di Dio (cioè Cristo in noi: Colossesi 1:27 e 2:2, Romani, 16:25) che è il compimento della legge, perché possiamo imparare ad amare il nostro prossimo come noi stessi (in ebraico, "prossimo" e "coniuge" si scrivono nello stesso modo), adempiendo così tutta la legge di Dio.
…poiché tutta la legge è adempiuta in quest’unica parola: «Ama il tuo prossimo come te stesso».
Galati, 5:14
Dall’amore per il prossimo discende ogni altra forma della giustizia insegnata da Dio.
Infatti il «non commettere adulterio», «non uccidere», «non rubare», «non concupire» e qualsiasi altro comandamento si riassumono in questa parola: «Ama il tuo prossimo come te stesso».
Romani, 13:9
Gesù ha detto che il comandamento di amare il prossimo come noi stessi è simile al primo e grande comandamento "Ama il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente" (Matteo, 22:37-39). Nell’amore per il coniuge possiamo esprimere la purezza dell’amore di Dio, donando non per ricevere qualcosa in cambio, ma veramente "come a noi stessi". Come il Signore ci chiede di amarlo con tutto il cuore, così impegnandoci a vivere tutta la vita con il coniuge, eliminiamo il pensiero di noi stessi come entità separata dall’essere amato.
Sia benedetta la tua fonte e vivi lieto con la sposa della tua gioventù. Cerva d’amore, capriola di grazia, le sue carezze t’inebrino in ogni tempo, e sii sempre rapito nell’affetto suo.
Proverbi, 5: 17-18
Baci e carezze sono l’espressione corporea della reciprocità del rapporto coniugale, come è scritto anche nei primi versi del Cantico di Salomone che canta dell’amore dello Sposo (il Mashiach) per la sua sposa (Israele, la Chiesa).
Mi baci egli dei baci della sua bocca, poiché le tue carezze sono migliori del vino.
Cantico dei Cantici, 1:2
Amore è vedere l’altro come se stessi e volere essere uno con l’altro. Nel bacio e nella carezza si esprime questa unione e questa reciprocità che sono proprie dell’amore. Chi bacia e carezza dà piacere e prova il piacere che sente di dare.
Tutte le cose dunque che voi volete che gli uomini vi facciano, fatele anche voi a loro; perché questa è la legge e i profeti.
Matteo, 7:12
Il bacio è come una parola che risponde a una domanda profonda (Salomone scrive anche che una buona risposta è come un bacio, Proverbi, 24:26). Ma il bacio è anche qualcosa di esteriore e come tale può essere anche vuoto del senso che dovrebbe esprimere (Isaia, 29:13). Il bacio può essere falso e manipolatore. Baciano anche le donne adultere (Proverbi, 7:13).
Chi ama ferisce, ma rimane fedele; chi odia dà abbondanza di baci.
Proverbi, 27:6
Difatti, Gesù è stato tradito proprio con un abbondante bacio.
…avvicinatosi a Gesù, [Giuda] gli disse: «Ti saluto, Maestro!» e gli diede un lungo bacio.
Matteo, 26:49
Amare il prossimo come se stessi significa non solo baciare l’esteriore, ma toccare piuttosto l’interno dell’amato, accrescendo la reciproca consapevolezza della vita interiore che si vive in comune. Amare il prossimo come sé stessi significa desiderare per l’altro il vero bene, ciò che è giusto desiderare per sé.
Chi acquista senno [lev, cuore] ama se stesso; chi serba con cura la prudenza troverà del bene.
Proverbi, 19:8
Il nostro cuore, cioè la nostra vita interiore è la realtà che deve crescere e fortificarsi in noi (2 Corinzi, 4:1; Efesini, 3:16). È d’altra parte proprio attraverso il cuore che comunichiamo con il nostro prossimo.
Come il viso si riflette nell’acqua, così il cuore dell’uomo si riflette nell’uomo.
Proverbi, 27:19
Non è con le forme esteriori che si esprime l’affetto. Quindi nemmeno solo con i baci e con le carezze.
… Colui che ha fatto l’esterno, non ha fatto anche l’interno?
Luca, 11:40
Pensare all’altro come a se stessi, significa volerlo nella sua libertà. Non per forza, ma per amore, appunto, cioè liberamente.
Figlie di Gerusalemme, io vi scongiuro per le gazzelle, per le cerve dei campi, non svegliate, non svegliate l’amore mio, finché lei non lo desideri!
Cantico dei Cantici 2:7, 3:5, 8:4
Queste parole riecheggiano in quelle del Signore Gesù quando, piangendo su Gerusalemme, disse:
«Gerusalemme, Gerusalemme, che uccidi i profeti e lapidi quelli che ti sono mandati, quante volte ho voluto raccogliere i tuoi figli, come la chioccia raccoglie i suoi pulcini sotto le ali; ma voi non avete voluto! Ecco, la vostra casa sta per esservi lasciata. Infatti vi dico che da ora in avanti non mi vedrete più, finché non direte: "Benedetto colui che viene nel nome del Signore!"»
Matteo, 23:37-39
Gesù piangeva per il rifiuto della sua città, rifiuto che gli impediva di regnare su di lei, perché il Signore non impone il suo regno. Al contrario, aspetta con pazienza fino a che questo non sia ardentemente desiderato dal suo popolo. La casa del Signore non è edificata per forza, ma per lo Spirito di Dio (Zaccaria, 4:6), che è amore.
Lo stesso vale per il rapporto tra marito e moglie. L’amore non può essere imposto. Non si può esigere amore. Piuttosto che a quelli dell’altro, bisogna prima pensare ai nostri doveri d’amore.
Il marito renda alla moglie ciò che le è dovuto; lo stesso faccia la moglie verso il marito.
La moglie non ha potere sul proprio corpo, ma il marito; e nello stesso modo il marito non ha potere sul proprio corpo, ma la moglie. Non privatevi l’uno dell’altro, se non di comune accordo, per un tempo, per dedicarvi alla preghiera; e poi ritornate insieme, perché Satana non vi tenti a motivo della vostra incontinenza. Ma questo dico per concessione, non per comando; io vorrei che tutti gli uomini fossero come sono io; ma ciascuno ha il suo proprio dono da Dio; l’uno in un modo, l’altro in un altro. Ai celibi e alle vedove, però, dico che è bene per loro che se ne stiano come sto anch’io.
Ma se non riescono a contenersi, si sposino; perché è meglio sposarsi che ardere.
1 Corinzi, 7: 3-9
Il matrimonio è la forma più completa e totale di ospitalità. Quando ci sposiamo invitiamo il nostro coniuge a condividere tutta la vita, anche quella del corpo. Così, come quando invitiamo qualcuno a cena ci preoccupiamo giustamente di farlo mangiare con gusto, quando ci si bacia e carezza è giusto pensare al piacere del coniuge, piuttosto che al proprio. Ma non per tenere l’altro legato, cioè per dominare l’altro facendosi desiderare (Genesi, 3:16). Per aiutarlo, piuttosto, cioè per non farlo sentire solo e non abbandonarlo alla tentazione dell’adulterio (Matteo, 5:32). Riconoscendo il bisogno dell’intero suo essere: spirito, anima e anche corpo (come Paolo definisce l’interezza dell’essere umano in 1 Tessalonicesi, 5:23). È bene però stare anche attenti a non fare del piacere fisico il centro della vita matrimoniale. Nel toccare il corpo e nel concentrarci sul (pur partecipato) piacere che ne deriva, la nostra mente rischia di modellarsi sulle cose che si vedono e che durano solo per un tempo, anziché su quelle invisibili ed eterne.
Scrivendo ai Corinzi, Paolo aveva introdotto il discorso appena citato con la seguente affermazione:
Or quanto alle cose di cui mi avete scritto, è bene per l’uomo non toccar donna; ma, per evitare le fornicazioni, ogni uomo abbia la propria moglie e ogni donna il proprio marito.
1 Corinzi, 7: 1-2
Nel matrimonio abbiamo la possibilità di amare il nostro coniuge con tutto il nostro essere, compreso il corpo, che è fatto anche per baciare e carezzare. Ma dobbiamo anche ricordare che non viviamo per il corpo e non dobbiamo lasciarcene dominare. Altrimenti non resteremo fedeli, né a Dio né al nostro coniuge.
Ogni cosa mi è lecita, ma non ogni cosa è utile. Ogni cosa mi è lecita, ma io non mi lascerò dominare da nulla.
1 Corinzi, 6:12
Naturalmente, se il matrimonio è una condizione necessaria perché in una coppia ci sia vero amore, non è però in sé garanzia sufficiente perché questo amore ci sia davvero; capita anzi molto spesso che nel matrimonio ci siano manipolazione e interesse egoistico, quando non evidenti forme di sfruttamento e di violenza, sia da parte del marito che della moglie. Il legame matrimoniale può diventare anche molto difficile da sopportare. Può arrivare a sembrare una prigione di esteriorità, mentre le esigenze del cuore appaiono rispettate solo al di fuori.
Si tratta senz’altro di un inganno: per i credenti, non c’è guadagno maggiore della contentezza per la propria condizione (1Timoteo, 6:6). Ma, proprio per questo, prima di sposarsi è bene valutare con sobrietà e pazienza quale sia la chiamata di Dio per la propria vita.
Quanto alle vergini non ho comandamento dal Signore; ma do il mio parere, come uno che ha ricevuto dal Signore la grazia di essere fedele. Io penso dunque che a motivo della pesante situazione sia bene per loro di restare come sono; poiché per l’uomo è bene di starsene così.
Sei legato a una moglie? Non cercare di sciogliertene. Non sei legato a una moglie? Non cercare moglie. Se però prendi moglie, non pecchi; e se una vergine si sposa, non pecca; ma tali persone avranno tribolazione nella carne e io vorrei risparmiarvela. Ma questo dichiaro, fratelli: che il tempo è ormai abbreviato; da ora in poi, anche quelli che hanno moglie, siano come se non l’avessero; quelli che piangono, come se non piangessero; quelli che si rallegrano, come se non si rallegrassero; quelli che comprano, come se non possedessero; quelli che usano di questo mondo, come se non ne usassero, perché la figura di questo mondo passa. Vorrei che foste senza preoccupazioni. Chi non è sposato si dà pensiero delle cose del Signore, di come potrebbe piacere al Signore; ma colui che è sposato si dà pensiero delle cose del mondo, come potrebbe piacere alla moglie e i suoi interessi sono divisi. La donna senza marito o vergine si dà pensiero delle cose del Signore, per essere consacrata a lui nel corpo e nello spirito; mentre la sposata si dà pensiero delle cose del mondo, come potrebbe piacere al marito. Dico questo nel vostro interesse; non per tendervi un tranello, ma in vista di ciò che è decoroso e affinché possiate consacrarvi al Signore senza distrazioni.
1 Corinzi, 7:25-35
Ciò non di meno, per molti, anzi per la maggioranza degli uomini, il matrimonio terreno è l’unica via per partecipare alle nozze celesti, cioè per rimanere puri nel corpo, nell’anima e nello spirito.
… io vi dico che chiunque manda via sua moglie, quando non sia per motivo di fornicazione, e ne sposa un’altra, commette adulterio». I discepoli gli dissero: «Se tale è la situazione dell’uomo rispetto alla donna, non conviene prendere moglie». Ma egli rispose loro: «Non tutti sono capaci di mettere in pratica questa parola, ma soltanto quelli ai quali è dato. Poiché vi sono degli eunuchi che sono tali dalla nascita; vi sono degli eunuchi, i quali sono stati fatti tali dagli uomini, e vi sono degli eunuchi, i quali si sono fatti eunuchi da sé a motivo del regno dei cieli. Chi può capire, capisca».
Matteo, 19:9-12
Rispondendo ai suoi discepoli, Gesù spiega che non sposarsi non è cosa per tutti. Non nega che il matrimonio sia una via difficile e che anzi possa diventare così difficile da farci pensare che sarebbe meglio non sposarsi affatto. Ma ciò non toglie che il matrimonio è tale se e solo se è una scelta per la vita.
Nemmeno non risposarsi è cosa per tutti. Ma siccome si tratta comunque di una scelta per la vita, se vogliamo che la nostra vita sia orientata verso il Signore è necessario che anche la scelta del coniuge sia orientata non al soddisfacimento dei nostri desideri, ma all’obbedienza della fede.
La moglie è vincolata per tutto il tempo che vive suo marito; ma, se il marito muore, ella è libera di sposarsi con chi vuole, purché lo faccia nel Signore.
1 Corinzi, 7:39
Fuori dal Signore, anche nel matrimonio le cose materiali, il corpo e l’apparenza esteriore prendono normalmente il sopravvento. Nel Signore, invece, si può cercare assieme quello che piace a Dio, cioè la purezza del rapporto e la crescita dell’uomo interiore.
Il vostro ornamento non sia quello esteriore, che consiste nell’intrecciarsi i capelli, nel mettersi addosso gioielli d’oro e nell’indossare belle vesti, ma quello che è intimo e nascosto nel cuore, la purezza incorruttibile di uno spirito dolce e pacifico, che agli occhi di Dio è di gran valore. Così infatti si ornavano una volta le sante donne che speravano in Dio, restando sottomesse ai loro mariti, come Sara che obbediva ad Abraamo, chiamandolo signore; della quale voi siete diventate figlie facendo il bene senza lasciarvi turbare da nessuna paura. Anche voi, mariti, vivete insieme alle vostre mogli con il riguardo dovuto alla donna, come a un vaso più delicato. Onoratele, poiché anch’esse sono eredi con voi della grazia della vita, affinché le vostre preghiere non siano impedite.
1 Pietro, 3:3-7
Fuori dal Signore non ci può essere vero accordo.
E quale accordo fra Cristo e Beliar? O quale relazione c'è tra il fedele e l'infedele?
2 Corinzi, 6:15
Solo in Cristo conosciamo la vera fedeltà, perché solo la parola di Dio dura in eterno.
«Poiché io odio il ripudio», dice il Signore, Dio d’Israele; «chi ripudia copre di violenza la sua veste», dice il Signore degli eserciti. Badate dunque al vostro spirito e non siate sleali.
Malachia, 2:16
L’amore coniugale è così importante perché anticipa le nozze tra Dio e il suo popolo, tra Cristo e la Chiesa. Ma è appunto una figura terrena di una realtà eterna. Il matrimonio naturale vale solo per la vita naturale. L’uomo spirituale, invece, è l’uomo risorto. Partecipando della risurrezione di Cristo possiamo rivolgere la nostra mente alle cose che sono in cielo (Colossesi, 3:1-2).
…I figli di questo mondo sposano e sono sposati; ma quelli che saranno ritenuti degni di aver parte al mondo avvenire e alla risurrezione dai morti, non prendono né danno moglie; neanche possono più morire perché sono simili agli angeli e sono figli di Dio, essendo figli della risurrezione.
Luca, 20: 34-36
Se chi è sposato dà spesso troppo poca importanza al matrimonio, chi non è sposato normalmente gliene dà troppa, pensando che nel matrimonio troverà soluzione a tutti i suoi problemi. Ma non è così. Non è la nostra condizione in questo mondo quella che dobbiamo avere in mente. Quello che conta è la condizione nel mondo a venire, che arriverà all’improvviso se saremo preoccupati per il nostro stato qui in terra (Matteo, 24:38-39, che fa un esplicito riferimento alle preoccupazioni matrimoniali).
Del resto, ciascuno continui a vivere nella condizione assegnatagli dal Signore, nella quale si trovava quando Dio lo chiamò. Così ordino in tutte le chiese.
1 Corinzi, 7:17
Se il matrimonio terreno è figura di quello celeste, non dobbiamo prendere i simboli per le cose a cui rimandano, le ombre per la realtà della luce. Il matrimonio celeste è la vita di Cristo, la perfetta unione con la gioia e l’amore di Dio che il Signore vuole condividere con tutti gli uomini. Questa unione non può realizzarsi per l’adempimento a una legge esteriore, ma solo per fede nell’amore di Dio che ci invita a partecipare alle sue nozze. In questo rapporto di fiducia e di amore, spariscono finalmente le nostre situazioni personali con tutti i problemi legati alle nostre storie individuali, ai limiti e alle incompletezze nostre e dei nostri genitori. Possiamo stare finalmente tutti uniti assieme guidati dal Signore che è Spirito e vita.
… prima che venisse la fede eravamo tenuti rinchiusi sotto la custodia della legge, in attesa della fede che doveva essere rivelata. Così la legge è stata come un precettore per condurci a Cristo, affinché noi fossimo giustificati per fede. Ma ora che la fede è venuta, non siamo più sotto precettore; perché siete tutti figli di Dio per la fede in Cristo Gesù. Infatti voi tutti che siete stati battezzati in Cristo vi siete rivestiti di Cristo. Non c’è qui né Giudeo né Greco; non c’è né schiavo né libero; non c’è né maschio né femmina; perché voi tutti siete uno in Cristo Gesù.
Galati, 3:23-28
Nel matrimonio si stabilisce un’unione e un’intimità tra la persona dell’uno e dell’altro che definisce una nuova fase della vita.
… l'uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie, e saranno una stessa carne. L'uomo e sua moglie erano entrambi nudi e non ne avevano vergogna.
Genesi, 2:18-25
Il matrimonio, anche quello naturale, è una figura della vita nuova, cioè della nuova vita che come credenti viviamo assieme al nostro Re, davanti ai cui occhi siamo tutti completamente nudi, di fuori e soprattutto di dentro (Ebrei, 4:13). È per prepararci all’intimità di questa vita assieme al Signore che godiamo anche su questa terra dell’intimità del matrimonio.
Ascolta, fanciulla, guarda e porgi l'orecchio; dimentica il tuo popolo e la casa di tuo padre, e il Re s'innamorerà della tua bellezza. Egli è il tuo signore, inchìnati a lui.
Salmi, 45:10-11
Gesù ci invita a prendere su di noi il suo utile giogo (Matteo, 11:29-30), diventando parte della sua Sposa. Questa è l’opera di edificazione alla quale i credenti partecipano sia come membra del corpo che come collaboratori della costruzione (come si definisce l’apostolo Paolo in 1 Corinzi, 3:9-10).
Infatti sono geloso di voi della gelosia di Dio, perché vi ho fidanzati a un unico sposo, per presentarvi come una casta vergine a Cristo.
2 Corinzi, 11:2
Questo è lo scopo di tutta la Scrittura: preparare ogni uomo e ogni donna perché siamo tutti pronti a partecipare alla gioia del momento in cui si potrà dire: Rallegriamoci ed esultiamo e diamo a Dio la gloria, perché sono giunte le nozze dell'Agnello e la sua sposa è preparata (Apocalisse, 19:9).