Da bruco a farfalla
di Annamaria Udovisi Pitacco
Così il pensiero si spostò sul mio piccolo giardino, dove la precoce primavera di quest'anno aveva già fatto spuntare i narcisi, le prime timide foglie. Tutt'intorno erano già fioriti i mandorli, i susini.
E mi sono detta: ecco, tra poco, appariranno i piccoli bruchi verdi che divoreranno le foglie tenere dei miei rosai! Che belli sono i bruchi, verdi, gialli, rigati, pelosetti, puntinati. Hanno una testina scura, piccole zampette, una meraviglia nel loro piccolo. Eppure, con dispiacere, do loro la caccia.
E il Signore mi ha fatto vedere una similitudine tra la vita del cristiano e quella del bruco.
Appena nato, il bruco ha un solo intento: mangiare, mangiare e ancora mangiare. Tutto il giorno la sua piccola bocca vorace addenta e tritura le tenere foglie e cresce visibilmente di giorno in giorno, facendosi pingue, grosso, lucente.
Anche al cristiano appena rinato alla vita della grazia, succede di avere una gran fame della Parola, la legge, se ne nutre incessantemente, cerca libri di testimonianze, di meditazione, ogni occasione è buona per immergersi in queste ricchezze spirituali di cui avverte un gran bisogno. Desidera sapere, entrare nella nuova realtà da poco conosciuta.
Tornando al nostro bruco, viene il giorno che la piccola creatura inizia a tessere con un filo lieve un bozzolo e vi si rinchiude. Lì rimane un tempo senza cibarsi, in una specie di catalessi.
Anche il cristiano, dopo essersi ben nutrito, essere maturato nella conoscenza della Parola, ha bisogno di sperimentare la conoscenza del suo Signore, non in modo teorico, ma reale, personale.
Perché questo avvenga deve trovare uno spazio nella propria vita, nella propria giornata. Deve chiudersi nella sua cameretta, nel suo bozzolo di quiete e di silenzio, lasciando fuori dalla sua vita i rumori, le preoccupazioni, i pensieri, le cose di questo mondo che spesso pesantemente condizionano la vita sia materiale che spirituale del cristiano. E non solo voci, musiche, televisione, computer, lavoro, concupiscenze, ma anche le persone più care, i familiari.
Deve poter stare ai piedi del suo Signore, raccontargli ogni cosa, chiedergli consiglio, sapienza, e nel silenzio udire la sua voce che parla al cuore, che mostra la via per cui ognuno deve camminare. Via con un unico fine per tutti i figli di Dio, il suo Regno, ma diversa per ognuno.
Non si può camminare se non si sa dove dirigersi. Il periodo di separazione, preghiera, digiuno, ammaestra e prepara al servizio. Il tempo di crescere non è mai finito, la santificazione dura tutta la vita, ma viene il tempo in cui ciò che si è appreso va messo in pratica.
Il nostro bruco, non è più il piccolo bruco che avevamo lasciato, si è lentamente trasformato in crisalide. Viene il tempo in cui termina la sua prigionia. Con i misteriosi e perfetti tempismi della natura, egli apre il suo bozzolo e riemerge alla luce. Un po' indolenzito, stira le membra rattrappite, ha un aspetto nuovo, due ali ripiegate e un po' spiegazzate. Inizia a battere le ali, le raddrizza, poi spicca il volo. Ha ali colorate, lievi, che lo portano in alto, lontano. Vola di fiore in fiore, si nutre di nettare e, nel suo andare da pianta a pianta, si rende utile impollinando i fiori.
Ma ha poco tempo. La sua vita, come la nostra, dura pochi giorni. Deve darsi da fare, ha fretta di trovare una compagna. Quanto leggiadra è la danza d'amore delle farfalle che si rincorrono in primavera nei prati fioriti e nel sole.
Poi depone le uova da cui nasceranno, la primavera successiva, altri bruchi a perpetuare la sua specie, continuare la sua opera nel grande piano della natura. Infine la sua vita si esaurisce e muore.
Così il cristiano. Fortificato dalla comunione col suo Signore, trasformato dalla grazia e dalla salvezza posta in lui attraverso il sacrificio di Gesù sulla croce per il perdono del peccato, ha davanti una vita nuova, il cui scopo in questo mondo è portare la sua testimonianza e il messaggio della salvezza, andare da persona a persona raccontando le meraviglie che il Signore ha fatto nella sua vita. Diffondere luce, gioia, pace. Questo suo affaticarsi, porta a nuove nascite spirituali. Egli sa che la sua vita è breve, è solo per un tempo. Come per la farfalla essa dura come un alito di vento, come un fiore che oggi è e domani appassisce, ma i figli spirituali che la sua testimonianza ha suscitato sono la sua eredità, il frutto che potrà presentare al suo Signore, la resa dei talenti che gli sono stati assegnati e che egli ha fatto fruttare.
Anche la luna rossa ci ricorda che gli astri sono l'orologio che Dio ha fatto perché potessimo sapere che ora è rispetto all'eternità, e rivolgere il nostro cuore al giorno del Signore per acquistare sapienza (Genesi, 1:14; Salmi, 90:12; Gioele, 2:31).