Apri il tuo cuore

Apri il tuo cuore davanti a Dio

di Ettore Panizon

 

Predicazione al culto di
domenica 12 febbraio 2006


È scritto nel libro dei Salmi:

Dio è la mia salvezza e la mia gloria; la mia forte rocca e il mio rifugio sono in Dio. Confida in lui in ogni tempo, o popolo; apri il tuo cuore in sua presenza; Dio è il nostro rifugio. (Salmi, 62:7-8)

Il Signore continua a dirci di fidarci di lui, perché lui ci ama. E l’invito che continua a fare è di confidare in lui, che non ce ne stiamo da soli ma portiamo a lui i nostri pesi mettendoli ai suoi piedi sapendo che se ne prenderà certamente cura.

Così anche voi, giovani, siate sottomessi agli anziani. E tutti rivestitevi di umiltà gli uni verso gli altri, perché Dio resiste ai superbi, ma dà grazia agli umili. Umiliatevi dunque sotto la potente mano di Dio, affinché egli vi innalzi a suo tempo; gettando su di lui ogni vostra preoccupazione, perché egli ha cura di voi. (1 Pietro, 5 : 5-7)

Dio ci ama teneramente. Non vuole che ce ne stiamo da soli.

Perché, come è scritto all’inizio della Bibbia, "Non è bene che l'uomo sia solo..." (Genesi, 2:18). Non lo ha detto solo per Adamo, riguardo alla donna che stava per dargli. Ma anche per noi, perché non ci separiamo da lui e dai nostri fratelli, ma stiamo assieme in lui e portiamo i pesi gli uni degli altri. Per questo costruì Eva dalla costola di Adamo, cosa di cui Adamo fu tanto felice, perché finalmente aveva qualcuno con cui stare e capirsi. Ma quando il serpente andò a sedurre Eva la cercò da sola. Ed Eva non si consultò con Adamo. Non andò a dirgli: è venuto il serpente e mi ha detto questo e questo, cosa facciamo? No, vide che il frutto era buono da mangiare, bello da vedersi e desiderabile per diventare intelligenti (Genesi, 3:6). Che bisogno c’era di chiedere conssiglio? Prese il frutto dall’albero della conoscenza del bene e del male, giudicò da sola senza condividere la cosa con Adamo. Eva prese il frutto e ne mangiò. Poi condivise il frutto con Adamo. Anche Adamo lo prese e ne mangiò. Ma questa non era la condivisione che il Signore ci consiglia, non è così che vuole che condividiamo quello che abbiamo. Eva si è sentita sola nel peccato. Ha voluto compagnia ed ha chiamato nel peccato anche il suo uomo.

Quello che il Signore Gesù, secondo Adamo, invita a fare noi sua Sposa è chiedere consiglio, consultarci con il Signore, il nostro Sposo, perché nel consiglio c’è vittoria, e la Sapienza che il Signore desidera darci è che non ci consideriamo già saggi abbastanza e chiediamo consiglio (Proverbi, 3:7).

Eva non si consigliò con Adamo prima di peccare. E dopo non gli chiese come fare: lo invitò a condividere il suo peccato con lei senza tanti problemi. Ma la Sposa di Cristo ha ricevuto lo Spirito di consiglio che riposa sul Cristo (Isaia, 11:2) e che ci porta a condividere i nostri pesi e i nostri problemi, a non lasciare che il diavolo ci separi per sbranarci, come fanno gli animali feroci che aspettano che la preda si allontani dal branco per sbranarla.

Noi dobbiamo condividere i pesi nell’amore, cercare consiglio con gli altri, conoscere la volontà di Dio per essere con lui, condotti dal nostro Pastore sulla strada giusta.

Per questo, ci dice la Parola: siate sottomessi agli anziani, umiliatevi davanti a Dio, cercate e riceverete, cercate la sapienza, perché chi la cerca la trova (Proverbi, 8:19). Non ostiniamoci a risolvere i nostri problemi da soli, senza Dio e senza i fratelli. Come possiamo considerarci i suoi figli, essere suoi servitori se non restiamo con lui?

Quando Eva diede il frutto ad Adamo, non diventò per questo meno sola. Quando le persone del mondo ci invitano a condividere i loro piaceri (una gita, un film, una sigaretta…), non è per formare un vero legame di comunione. Stare assieme lontani da Dio serve ad alleviare la solitudine solo per qualche momento, ma poi la situazione del cuore non cambia. Perché si forma solo un legame esteriore, che dipende solo dalle cose fatte e godute assieme. Dentro si rimane soli.

Ma il Signore ci ha dato un’altra legge: "Ama il prossimo tuo come te stesso".

Non andrai qua e là facendo il diffamatore in mezzo al tuo popolo, né ti presenterai ad attestare il falso a danno della vita del tuo prossimo. Io sono il SIGNORE. Non odierai tuo fratello nel tuo cuore; rimprovera pure il tuo prossimo, ma non ti caricare di un peccato a causa sua. Non ti vendicherai e non serberai rancore contro i figli del tuo popolo, ma amerai il prossimo tuo come te stesso. Io sono il SIGNORE. (Levitico, 19:16-18)

Quando ci parla di amare il Signore ci parla di azioni e necessità soprattutto del cuore. Anche l’aiuto materiale serve a fare conoscere una vicinanza interiore. Del resto, per noi stessi sappiamo cosa è importante: essere riconosciuti non per l’apparenza esteriore, ma per come siamo dentro. Il Signore ci dice di amare così gli altri, che sono realtà come noi, fatti di uno spirito e un’anima in un corpo.

Questa è la legge di Cristo. Cristo ha cura di noi, ma vuole che ci accompagniamo agli altri, sapendo che non sono diversi da noi, non sono solo ciò che si vede di fuori, ma, come noi, hanno anche un interno. La nostra realtà è anche quella degli altri, la realtà degli altri è come la nostra.

Questo ci dice il Signore di ricordare sempre: anche l’altro ha un cuore, sentimenti, pensieri e va aiutato nello stesso modo in cui desideriamo che sia fatto a noi. Questo è il compimento della legge e dei profeti (come è scritto in Matteo, 7:12).

Mentre egli parlava, un fariseo lo invitò a pranzo da lui. Egli entrò e si mise a tavola. Il fariseo, veduto questo, si meravigliò che non si fosse lavato prima del pranzo. Il Signore gli disse: «Voi farisei pulite l'esterno della coppa e del piatto, ma il vostro interno è pieno di rapina e di malvagità. Stolti, Colui che ha fatto l'esterno, non ha fatto anche l'interno? ....

«Guai anche a voi, dottori della legge, perché caricate la gente di pesi difficili da portare, e voi non toccate quei pesi neppure con un dito!" Luca, 11:37-40 e 46

La legge di Cristo è portare i pesi gli uni degli altri e non caricare sugli altri i pesi che a noi conviene che portino, ma che loro fanno fatica a portare.

Il Signore ci insegna ad amare come amiamo noi stessi perché ciò che è bene per noi lo è anche per il nostro prossimo. Sapienza, pace, gioia, salvezza sono un bene per noi e per gli altri. Dev’essere il nostro desiderio per noi e per gli altri di alleggerire il più possibile il carico altrui, avere pace, dare pace e far pace perché ci sia gioia in mezzo ai figli di Dio. Il carico del Signore è leggero (Matteo, 11:30). Per questo motivo, Gesù sgridava i dottori della legge che caricavano gli altri di pesi che loro stessi non volevano portare e che comunque, anziché sollevare gli altri dai pesi, mettevano su di loro pesi che il Signore non chiede di portare. Così Paolo sgridava "quelli della circoncisione", cioè quei giudei che, per fare bella figura, costringevano i nuovi credenti a circoncidersi (Galati, 6:12). (Circoncidersi da adulti non è un peso tanto leggero da portare). Gesù è venuto per sollevarci dal peso del peccato e portare lui stesso il nostro peso. Un debito che noi non potevamo pagare e che lui ha pagato per noi.

Il Signore ci ha liberato, come quel padrone che condonò l’enorme debito del suo servo. Mentre quello, avendo incontrato un suo debitore che gli doveva una cifra irrisoria al confronto di quella che gli era stata condonata, lo strozzava per farsi rimborsare, scordando la misericordia di cui aveva appena beneficiato.

Il Signore non vuole che facciamo così. Non vuole che guardiamo agli altri come a strumenti o impedimenti, disturbi. Questa è la nostra natura carnale e diabolica. Eva non ha chiamato Adamo a mangiare per condividere l’amore di Dio, ma per suo interesse, per non sentirsi sola e avere qualcuno che portassee con lei il peso del suo peccato.

Se guardiamo agli altri come a noi stessi possiamo adempiere la legge di Cristo e avere la sua amorevole attenzione verso il nostro prossimo. Ci chiede di essere attenti gli uni agli altri e per questo ci ha dato il suo Spirito. Il Signore ci fa grazia e se riconosciamo di mancare e andiamo a lui, ci sovviene con la sua forza e il suo aiuto e ci aiuta a trasformarci, dalla natura carnale a quella divina.

Portate i pesi gli uni degli altri e adempirete così la legge di Cristo. Infatti se uno pensa di essere qualcosa pur non essendo nulla, inganna sè stesso. Ciascuno esamini invece l'opera propria; così avrà modo di vantarsi in rapporto a sé stesso e non perché si paragona agli altri. Ciascuno infatti porterà il proprio fardello. (Galati, 6:2-5)

Siamo ognuno nella nostra situazione e non dobbiamo aspettarci di ottenere vantaggio dagli altri. Guardare se uno è così o ha fatto in un dato modo serve solo a giustificarmi se anch’io agisco o penso allo stesso modo. Abbiamo bisogno di comprensione e amore per il fratello.

Fratelli, se uno viene sorpreso in colpa, voi, che siete spirituali, rialzatelo con spirito di mansuetudine. Bada bene a te stesso, che anche tu non sia tentato. (Galati, 6:1)

I problemi materiali possono essere causa di difficoltà spirituali, per questo si deve guardare all’altro per aiutarlo, affinché non si senta solo, sappia che Dio è con lui e si prende cura di lui, gli chiede di dargli il suo peso e di aprirgli il cuore perché Egli ci capisce e ci ama. Sa cosa siamo o non siamo capaci di fare, ma ci mostra cosa può fare lui, primogenito di molti fratelli. Anche per noi Cristo ha un ruolo di padre, come anche lui è chiamato Padre (Isaia, 9:6), perché è venuto a farci conoscere il Padre suo, affinché in lui diventiamo anche noi figli di Dio e genitori di altri suoi figli. Il suo amore si prende cura dei fratelli come fa un padre e così desidera che andiamo a Dio a chiedere perdono per il bene che avremmo potuto fare e non abbiamo fatto, per la nostra durezza di cuore, per le nostre mancanze.

Dio ci dia di crescere nel suo amore e avanzare sulla sua via. Siamo ancora indietro e abbiamo ancora tanto da imparare. Dio ci parla proprio perché nessuno si ritenga migliore e più avanti degli altri nella via per cui deve camminare. Ma perché prendiamo coraggio e ci facciamo forza di continuare per la sua via, sapendo che "questa è la via" (come è scritto nel libro di Isaia, 30:21) per la quale dobbiamo andare avanti.