Testimonianza del fratello Alfiero
di Alfiero Santini
Mi chiamo Alfiero Santini, ho 52 anni e vivo a Manerba del Garda. All'età di 33 anni ho contratto la malattia della distrofia muscolare del secondo neurone di moto. Prima ero un imprenditore che credeva in se stesso e nel denaro, ed ero convinto che non mi mancasse niente dalla vita. La mia presunzione mi portava a credere di essere solo IO il PADRONE della MIA VITA.
Vivevo a Firenze, lavoravo nel settore trasporti e avevo 40 persone che lavoravano per la mia azienda. Quando scoprirono la mia malattia, mi diagnosticarono da sei mesi a due anni di vita. Camminavo aiutandomi con un bastone e mi facevo aiutare per fare le scale. Ero sposato e non avevo figli.
Ricordo quando il professore mi chiese di parlare con un mio familiare. Io gli risposi che poteva dire direttamente a me. Appena seppi il mio stato di salute, mi sembrò che mi fosse crollato addosso un palazzo. Uscii dall'ospedale, presi una macchina e mi ritrovai, senza accorgermene, in cima ad una collina.
Da quel momento trascorsi i primi mesi allo stato brado, vivendo per un periodo di tempo nei boschi e dormendo nel mio fuoristrada. Credevo di essere solo e abbandonato da tutti. Tutto questo è successo dal gennaio/febbraio 1990 fino al 1995.
Un mio cliente aveva dei parenti in America e mi fece andare in un ospedale di New York specializzato nella mia malattia, la cui diagnosi venne confermata, ma in una forma di sviluppo lenta. Mi dettero il nome di un ricercatore, un professore di Milano. Da quel momento mi feci seguire da lui all'ospedale Ponti (prima ero seguito all'ospedale Besta di Milano). Andavo a fare il controllo all'ospedale ogni tre mesi.
Nel luglio del 1999 la mia capacità di deambulazione peggiorò. Un pomeriggio, verso le 16, mentre ero ricoverato entrai nella cappella interna dell'ospedale. Ero solo, e mi misi a piangere e a pregare. Stavo così male. Uscii dalla cappella e vomitai. Passò un'ora e poi mi sentii libero internamente. Non riuscivo a capire cosa fosse successo. Ricordo perfettamente che sentii una pace immensa dentro me. Da quel momento, nelle giornate successive mi veniva naturale fermarmi e pregare Dio con parole che venivano dal mio cuore. Una cosa è certa: mi sentivo più tranquillo nei riguardi del mio stato fisico e dentro di me era rinato il desiderio di vivere.
Alla fine del 2002 dovetti chiudere tutte le mie attività perché ero impossibilitato a lavorare, e alla fine dell'anno 2003 smisi di deambulare e incominciai a fare uso della carrozzina, però riuscivo ancora a mangiare, a scrivere e alzarmi da solo.
Nel luglio 2004 trascorsi le ferie a Manerba del Garda e in agosto mi trasferì definitivamente da Firenze a Manerba, presso mia sorella che aveva un albergo. Da quel momento, per tenermi impegnato mi affidarono il compito di gestire la clientela dell'albergo.
Nello stesso periodo mia sorella mi disse che sarebbe venuto un signore a portare dei libri per la clientela dell'albergo. Un giorno si presentò questo signore mandato da Dio. Il suo nome era Luciano Battaglia. Veniva tramite l'opera chiamata I Gedeoni, portando i libri del Nuovo Testamento in varie lingue, che regalò ai clienti dell'albergo. Mi ricordo che egli, invece di presentarsi, mi parlò subito del Signore Gesù come unico Salvatore della mia vita. Questi concetti mi piacquero subito e fissammo altri incontri. Quando parlavamo insieme di Gesù, quelle parole mi facevano stare bene. Stringemmo una grande amicizia ed egli mi trasmise la voglia e il desiderio di leggere il Nuovo Testamento. Da allora sentii più forte il desiderio di pregare Dio, rifugiandomi in una vigna lì vicino. Più leggevo la parola di Dio e più sentivo il bisogno che Luciano mi desse delle spiegazioni al riguardo. Avevo come una grande sete dei concetti di Dio. Luciano ripeteva spesso la frase: "Gesù è la VIA, la VERITA' e la VITA!" Questa frase mi aiutava e tuttora mi aiuta a capire il senso dell'importanza della vita, anche se il mio corpo sta lentamente spegnendosi.
Da quel momento capii il concetto che la mia vita non apparteneva più a me ma a Gesù Cristo, e mi veniva spontaneo dire: "Sia fatta la Sua volontà per la MIA VITA".
Più il tempo passava e più sentivo il desiderio di avvicinarmi al Signore, così il 10 settembre 2006 decisi di testimoniare pubblicamente con il battesimo in acqua, in una spiaggia di Manerba del Garda, che Gesù era l'Unico Salvatore della mia vita e che avrei fatto la sua volontà.
Vi vorrei lasciare con questo pensiero, che sempre mi accompagna e mi incoraggia:
Quando ci facciamo prendere
dallo sconforto e ci piangiamo addosso
tutto diventa negativo.
Se invece ci guardiamo attorno
e vediamo le cose belle della natura
che nostro Signore ha fatto
ci distraiamo un po'.
Ma se invece guardiamo in cielo
e preghiamo il nostro Signore Gesù
il nostro stato negativo
si trasforma in una vita,
in una VITA positiva
che sprigiona la voglia di vivere
anche di fronte alle avversità.